Introduzione

I diritti alla vita e alla salute, così come altri diritti fondamentali, sono saldamente ancorati nelle norme internazionali dei diritti umani definiti in numerosi trattati, tra cui la Dichiarazione universale dei diritti umani (UDHR), il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (ICESCR), la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) e la Convenzione sui diritti del fanciullo (CRC). Tutti questi trattati internazionali sono stati ratificati dalla Svizzera.1

Lottare contro il tabagismo significa anche difendere i diritti umani, in particolare il diritto alla salute, il diritto a un ambiente sano e i diritti dei bambini. Sebbene questo legame non sia molto conosciuto, sta diventando sempre più importante nel dibattito pubblico. Offre un nuovo approccio alla lotta contro l’epidemia di tabagismo, guidata da un’industria del tabacco molto influente, soprattutto in Svizzera. La prospettiva “diritti umani” consente di “sganciare la lotta contro il tabacco dalla sua sola dimensione sanitaria”.2

Mentre le multinazionali del tabacco cercano di usare l’argomento dei diritti umani per ottenere più legittimità, gli organismi internazionali sono stati molto chiari nell’affermare che ”il tabacco è profondamente dannoso per la salute umana e non c’è dubbio che la produzione e la commercializzazione del tabacco siano inconciliabili con il diritto umano alla salute”.a Come dimostriamo in questa sintesi, l’industria del tabacco si sta impegnando a fondo per minare le politiche di prevenzione del tabagismo in Svizzera e all’estero e si rivolge ai bambini e ai giovani nelle sue strategie di marketing. Infine, l’industria del tabacco ha una grande responsabilità nel degrado ambientale.

Ratificando i trattati internazionali menzionati sopra, la Confederazione Svizzera si è impegnata a difendere e a garantire il rispetto dei diritti umani. Tuttavia, non attuando politiche efficaci di prevenzione del tabagismo, la Confederazione sta venendo meno al suo dovere di proteggere i diritti umani della popolazione e sta quindi violando alcuni di questi trattati. Inoltre, ospitando diverse multinazionali del tabacco sul proprio territorio e concedendo loro condizioni molto favorevoli, la Confederazione è complice delle violazioni dei diritti umani commesse da queste aziende, non solo nei confronti della propria popolazione, ma anche su scala globale, in particolare nei Paesi a basso reddito che già affrontano gravi difficoltà legate alla povertà e all’accesso ai servizi di base.

Secondo i “Principi guida su imprese e diritti umani” (noti anche come “Principi di Ruggie”), adottati dalle Nazioni Unite nel 2011,3 le imprese hanno la responsabilità di rispettare i diritti umani in tutte le loro attività e relazioni commerciali.b Gli Stati, da parte loro, hanno il dovere di proteggere i diritti umani dalle violazioni di terzi, comprese le imprese.c

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Diritti umani e industria del tabacco: una combinazione impossibile

Nel tentativo di ripristinare la loro immagine offuscata agli occhi dell’opinione pubblica, le aziende produttrici di tabacco stanno intensificando le iniziative per presentarsi come aziende socialmente responsabili. Utilizzano regolarmente la retorica dei diritti umani per presentarsi come benevole e persino filantropiche. Pubblicano relazioni in cui si presentano come esemplari in termini di diritti umani, evidenziando i loro sforzi per rispettare gli standard internazionali.4,5

Le Nazioni Unite hanno riconosciuto che le attività delle aziende produttrici di tabacco sono incompatibili con i principi dei diritti umani.

Philip Morris International ha presentato due relazioni al Patto mondiale delle Nazioni United nel 2015 e nel 2016, elogiando i “progressi” compiuti nella difesa dei diritti umani. L’analisi di questi rapporti ha rivelato una contraddizione di fondo e il Patto mondiale ha ritenuto le attività delle aziende del tabacco totalmente incompatibili con i principi dei diritti umani e nel 2017 ha deciso di escludere le aziende del tabacco dai suoi membri:6 “[Questa] decisione riconosce che i prodotti del tabacco sono in diretto conflitto con gli obiettivi delle Nazioni Unite, in particolare con il diritto alla salute pubblica”.7

01. Come le compagnie del tabacco violano i diritti umani

Produrre e commercializzare un prodotto che crea dipendenza e può essere mortale

Il tabacco è causa di molte malattie gravi, tra cui cancro, malattie cardiovascolari e disturbi respiratori, che compromettono seriamente la salute. In Svizzera, si stima che più di 400’000 persone soffrano di una malattia cronica legata al tabagismo, tra cui 200’000-300’000 con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).8 Ogni anno, il tabagismo causa circa 9’500 morti in Svizzera e 8 milioni a livello globale.9 L’epidemia di tabagismo non è una fatalità o un caso: è il risultato di una strategia commerciale perseguita dalle aziende produttrici di tabacco da oltre un secolo.10 A differenza di altre industrie i cui prodotti causano malattie, come le industrie alimentari e delle bevande, che potrebbero teoricamente trovare un terreno comune con le preoccupazioni relative alla salute pubblica, esiste “un conflitto fondamentale e inconciliabile tra gli interessi dell’industria del tabacco e quelli della salute pubblica”.11,e La produzione e la commercializzazione del tabacco sono incompatibili con i diritti umani, in particolare con il diritto alla salute, il diritto a un ambiente sano e i diritti dei bambini.

Indebolire la prevenzione del tabagismo

Lobbismo in Svizzera

In Svizzera, per proteggere i propri interessi commerciali, l’industria del tabacco mette in atto una serie di strategie volte a frenare, ritardare e indebolire le politiche di prevenzione del tabagismo. In particolare, l’industria del tabacco si affida a parlamentari favorevoli alla propria causa, come Gregor Rutz, presidente di Swiss Tobacco. Mobilita lobbisti all’interno del Parlamento, finanzia partiti politici,12 utilizza gruppi di facciata per promuovere i propri interessi13 e sostiene finanziariamente diverse organizzazioni sociali e culturali allo scopo di dare un’immagine di responsabilità sociale.

Durante la stesura della nuova Legge sui prodotti del tabacco (LPTab), l’intensa attività di lobbismo dell’industria ha dato i suoi frutti, poiché il testo adottato non introduce misure efficaci di prevenzione del tabagismo, come l’aumento delle tasse o il divieto di pubblicità.14 Ostacolando in questo modo gli sforzi di prevenzione del tabagismo, l’industria del tabacco viola non solo il diritto alla salute della popolazione svizzera, ma anche il suo diritto a un ambiente sano.

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Usare gli accordi commerciali per contestare la legislazione

Philip Morris International, che ha la sua sede principale a Losanna, ha utilizzato un accordo commerciale tra la Svizzera e l’Uruguay per sfidare la legislazione di questo Paese in materia di prevenzione del fumo.15 Nel 2011, l’azienda ha intentato una causa contro l’Uruguay in risposta alla sua decisione di regolamentare rigorosamente il packaging delle sigarette, con avvertenze sanitarie che ricoprono l’80% dei pacchetti di sigarette.f Anche se alla fine l’Uruguay ha vinto la battaglia legale, il procedimento è costato al suo governo circa 10 milioni di dollari.g Philip Morris, da parte sua, ha speso quasi 17 milioni, dimostrando la sua determinazione ad opporsi alle iniziative di lotta al tabagismo.

Un altro esempio dell’uso di accordi commerciali firmati dalla Svizzera per contestare misure di salute pubblica all’estero è l’intimidazione di Philip Morris nei confronti del Togo, uno dei Paesi più poveri del mondo, per costringerlo ad abbandonare il progetto di introdurre il pacchetto standardizzato. Facendo leva su un trattato bilaterale di investimento tra la Svizzera e il Togo, la multinazionale ha minacciato il Paese di sanzioni commerciali equivalenti al suo PIL.16,17 Non avendo i mezzi per rispondere a queste minacce, il Togo ha ritirato il suo progetto. Questo esempio illustra come Philip Morris sfrutti il diritto commerciale per esercitare pressioni sui governi, utilizzando l’effetto paralizzante (“chilling effect”) causato dalla minaccia di costosi contenziosi e massicce sanzioni per dissuadere gli Stati dall’adottare misure di prevenzione del tabagismo.

Avviando cinicamente controversie commerciali senza alcuna motivazione valida, in particolare facendo leva sui trattati bilaterali di investimento con la Svizzera (che ne ha firmati più di 11018), l’industria del tabacco sta minando la volontà dei Paesi a basso reddito di adottare misure sanitarie strutturali ed efficaci, compromettendo così il diritto alla salute di popolazioni già svantaggiate in termini di accesso alle cure.

Puntare sui bambini e i giovani nelle loro strategie di marketing

L’industria del tabacco non si limita a produrre e vendere sigarette: mette in atto strategie di marketing aggressive rivolte specificamente ai bambini e agli adolescenti per sostituire i fumatori che smettono o muoiono.19,20 L’obiettivo di queste strategie è quello di incoraggiare i minori a iniziare a fumare, dato che la maggior parte dei fumatori adulti ha iniziato nell’infanzia o nell’adolescenza.21

L’iniziativa “Giovani senza tabacco”, approvata dal popolo svizzero nel 2022, mira proprio a vietare la pubblicità del tabacco visibile ai minori.22 Tuttavia, la sua attuazione è minacciata dall’introduzione di numerose eccezioni sotto l’influenza dell’industria del tabacco. Ciò nonostante, la necessità di proteggere i giovani è evidente: secondo un recente studio, circa un terzo dei quindicenni ha fatto uso di almeno un prodotto a base di tabacco o nicotina nei 30 giorni precedenti l’indagine, con conseguenze significative per la salute.23 Prendendo di mira i bambini e i giovani, l’industria del tabacco viola il loro diritto alla salute e sfrutta la loro vulnerabilità per garantire i suoi profitti.

Danneggiare l’ambiente

Il ciclo di produzione del tabacco è uno dei principali responsabili del degrado ambientale, causando, ogni anno, la perdita di 600 milioni di alberi, l’utilizzo di 200’000 ettari di terreno, 22 miliardi di tonnellate di acqua e l’emissione di 84 milioni di tonnellate di CO2. Questa attività porta alla deforestazione, alla perdita di biodiversità, all’erosione del suolo e all’inquinamento del suolo e delle acque. La coltivazione del tabacco, con un uso intensivo di sostanze chimiche, contribuisce all’impoverimento del suolo e all’insicurezza alimentare, in particolare nei Paesi a basso reddito.24 La produzione e la distribuzione dei prodotti del tabacco generano milioni di tonnellate di rifiuti tossici, tra cui i filtri delle sigarette, che sono l’oggetto più gettato al mondo e una delle principali fonti di inquinamento da microplastica, che danneggia gravemente la vita marina.25 Anche le sigarette elettroniche comportano rischi ambientali a causa dei componenti in plastica e delle batterie al litio.26 L’industria del tabacco è quindi responsabile del degrado ambientale, che minaccia il diritto a un ambiente sano.

Far lavorare i bambini nelle piantagioni di tabacco

L’industria del tabacco sfrutta il lavoro minorile nelle sue piantagioni sia in Svizzera che nei Paesi a basso reddito. In Svizzera, è comune che i quindicenni lavorino alla raccolta delle foglie di tabacco.27 In Malawi, il Paese che dipende maggiormente dalla coltivazione del tabacco nel mondo,28 un rapporto del 2013 ha stimato che 78’000 bambini sono sfruttati nella raccolta del tabacco.29 Nel 2015, un altro rapporto ha calcolato che il 50% di questi bambini non viene pagato per il lavoro che svolge con la propria famiglia.30 Nel 2020, in Inghilterra, è stata intentata una causa collettiva contro le multinazionali British American Tobacco (BAT, che possiede una filiale ben presente in Svizzera) e Imperial Brands da parte degli avvocati di 3’000 bambini e 7’000 agricoltori malawiani per lavoro forzato e lavoro minorile.31,32 I tentativi di BAT e Imperial Brands di far archiviare il caso sono stati respinti e il processo è previsto per il 2025.33 Sebbene il lavoro minorile sia di per sé una grave violazione dei diritti dei bambini, come definito nella Convenzione sui diritti del fanciullo,34 i bambini che lavorano nelle piantagioni di tabacco sono inoltre esposti a gravi problemi di salute a causa della “malattia del tabacco verde”, un’intossicazione acuta da nicotina dovuta al contatto della pelle con le foglie di tabacco mature durante la raccolta.35

A causa della natura fortemente additiva del tabacco, in Svizzera circa il 13% delle donne incinte fuma, dando alla luce più di 11’000 bambini all’anno che sono esposti al tabacco e alla nicotina in utero. Sebbene questa percentuale sia rimasta costante dagli anni 2000, l’utilizzo di nuovi metodi di assunzione di tabacco e nicotina (sigarette elettroniche, inalazione di tabacco riscaldato, tabacco da fiuto o da succhiare) è in aumento tra le donne in gravidanza.36 Il diritto dei bambini a crescere in un ambiente sano viene violato fin dalla fase più precoce, quella perinatale.

02. Come lo Stato svizzero sta venendo meno al suo dovere di proteggere le sue cittadine e i suoi cittadini

La Svizzera non ha mai ratificato la FCTC

La Svizzera ha firmato la Convenzione quadro dell’OMS per la lotta al tabagismo (FCTC)h nel 2004,37 ma non l’ha ancora ratificata. Secondo l’articolo 18 della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, i firmatari hanno l’obbligo di “non privare un trattato del suo oggetto e del suo scopo prima della sua entrata in vigore”.i La firma indica anche l’intenzione di ratificare il trattato, e questo obbligo permane finché la Svizzera non manifesta “la sua intenzione di non divenire parte del trattato”.j,38

La ratifica e l’attuazione della FCTC obbligherebbero la Svizzera ad adottare misure di prevenzione del tabagismo più rigorose, necessarie a tutelare il diritto alla salute, come l’aumento delle tasse, il divieto della pubblicità del tabacco e la protezione delle politiche di salute pubblica dalle interferenze dell’industria del tabacco. La mancata ratifica e attuazione della FCTC costituisce una violazione dell’obbligo della Confederazione di proteggere il diritto alla salute delle proprie cittadine e dei propri cittadini.

La Svizzera non ha una politica efficace di prevenzione del tabagismo

Nel 2000, il Comitato che controlla l’applicazione del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (ICESCR), a cui la Svizzera ha aderito nel 1992, ha stabilito l’obbligo per i Paesi di “scoraggiare [...] l’uso del tabacco” nel contesto dell’attuazione dell’articolo 12, che riconosce “il diritto di ogni individuo a godere delle migliori condizioni di salute che sia in grado di conseguire”.39

Ciononostante, non attuando politiche efficaci di prevenzione del tabagismo, la Svizzera espone la propria popolazione a un rischio maggiore di dipendenza dal tabacco e quindi di malattie legate al tabagismo, anche letali. Non proteggendo efficacemente i bambini dalla pubblicità del tabacco e dal fumo passivo, la Svizzera non rispetta il diritto dei bambini a crescere in un ambiente sano e ad avere un futuro sano.

Autorizzare la commercializzazione di prodotti tossici, che creano dipendenza, con confezioni attraenti e senza una completa dichiarazione delle sostanze contenute nelle sigarette impedisce ai consumatori di avere informazioni oggettive e trasparenti, violando così il loro diritto all’informazione.

L’inazione in materia di prevenzione del tabagismo contribuisce inoltre a rafforzare le disuguaglianze sanitarie, sociali ed economiche. Gli studi dimostrano in effetti che in Svizzera le categorie sociali più svantaggiate fumano molto di più rispetto alle altre categorie.40

La Svizzera non si protegge dalle ingerenze politiche dell’industria del tabacco

Il sistema politico svizzero è molto permeabile all’influenza dell’industria del tabacco, come dimostra il triste punteggio del Global Tobacco Index, che vede la Svizzera all’89° posto su 90, appena davanti alla Repubblica Dominicana.41 La mancanza di trasparenza sulle attività di lobbismo consente all’industria del tabacco di influenzare la politica nazionale in modo opaco, utilizzando notevoli risorse finanziarie.

La Svizzera non rispetta l’articolo 5.3 della FCTC, che mira a proteggere le politiche di salute pubblica in materia di tabagismo e dall’influenza dell’industria del tabacco. Mentre questo tipo di influenza non è tollerato in altri Paesi, in Svizzera l’industria del tabacco è in grado di far valere i propri interessi commerciali durante l’elaborazione di leggi sanitarie e i suoi interessi hanno quasi sempre la precedenza sulle misure di prevenzione del tabagismo nei dibattiti parlamentari e governativi. Pur sottolineando l’efficacia per la salute pubblica dell’iniziativa “Giovani senza tabacco”, presentata nel 2020, che prevedeva la protezione dei bambini e dei giovani dalla pubblicità del tabacco, il Consiglio federale ha tuttavia deciso di respingerla, per garantire, ha spiegato in una nota al Parlamento, “un certo equilibrio tra gli interessi della salute pubblica e quelli dell’economia”.42 Nella stessa nota, il Consiglio federale ha anche ribadito “la sua volontà di limitare la pubblicità in una misura accettabile per l’industria del tabacco”. Ciò dimostra quanto le decisioni politiche in Svizzera siano influenzate dagli interessi dell’industria del tabacco, a scapito delle misure necessarie a proteggere il diritto alla salute dei propri cittadini.43

La Svizzera favorisce gli interessi delle aziende del tabacco a scapito dei diritti umani

Non regolando in modo più rigoroso le attività delle multinazionali che operano sul suo territorio, la Svizzera è complice delle violazioni dei diritti umani che le aziende del tabacco perpetuano in altri Paesi, in particolare in quelli a basso reddito.

Ciò è dimostrato in particolare dal fatto che i produttori di tabacco con sede in Svizzera sono autorizzati a produrre sigarette molto più forti e con maggiore probabilità di creare dipendenza di quelle consentite in Europa e a esportarle in altri Paesi, generalmente a basso reddito, in particolare in Africa.44 Questa esportazione di prodotti mortali viola il diritto alla salute degli abitanti di questi Paesi.

La Confederazione non contesta nemmeno l’uso di accordi commerciali per difendere gli interessi delle aziende del tabacco, come nel caso Philip Morris-Uruguay. In risposta a una richiesta diretta del Presidente dell’Uruguay e a un’interrogazione parlamentare, il Consiglio federale ha rifiutato di esercitare pressioni su Philip Morris per modificare l’accordo commerciale in questione.45

03. Conclusione

È chiaro che le aziende produttrici di tabacco violano i diritti umani in molti modi e che lo Stato svizzero non sta adempiendo al suo dovere di proteggere questi diritti, mantenendo una politica lassista in materia di prevenzione del tabagismo. I governi non solo hanno la possibilità di regolamentare il commercio del tabacco, ma hanno anche l’obbligo di farlo, sulla base dei principi dei diritti umani. I diritti alla vita e alla salute, così come altri diritti fondamentali, sono saldamente ancorati alle normative globali sui diritti umani stabiliti nei trattati ratificati dalla Svizzera.46

Favorendo sistematicamente gli interessi privati dell’industria del tabacco a scapito dei diritti umani, la Svizzera viene meno agli impegni assunti con la ratifica dei trattati. Di fronte a imprese per le quali il profitto ha la precedenza su qualsiasi altra considerazione, lo Stato deve assumersi le proprie responsabilità e i propri impegni per proteggere il diritto alla salute, il diritto a un ambiente sano e i diritti dei bambini, mettendo in atto politiche di prevenzione del tabagismo efficaci.

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Riferimenti

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22 Iniziativa “Giovani senza tabacco”. https://www.giovanisenzatabacco.ch. Consultato il 5 settembre 2024.

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39 United Nations (2000). Substantive issues arising in the implementation of the International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights. Disponibile all’indirizzo : https://digitallibrary.un.org/record/425041/files/E_C.12_2000_4-EN.pdf?ln=fr. Consultato il 5 settembre 2024.

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44 Maurisse M. (2019). Les cigarettes suisses font un tabac en Afrique. Public Eye. Disponibile all’indirizzo : https://stories.publiceye.ch/tabac. Consultato il 5 settembre 2024.

45 Carobbio Guscetti M. (2010). Controllo del tabacco. La Svizzera intende sostenere gli sforzi degli altri Paesi nella lotta al tabagismo? Parlamento svizzero. Disponibile all’indirizzo : https://www.parlament.ch/it/ratsbetrieb/suche-curia-vista/geschaeft?AffairId=20101128. Consultato il 5 settembre 2024

46 UN Treaty Body Database. Disponibile all’indirizzo : https://tbinternet.ohchr.org/_layouts/15/TreatyBodyExternal/Treaty.aspx?Lang=en. Consultato il 5 settembre 2024.

a “Tobacco is deeply harmful to human health, and there can be no doubt that the production and marketing of tobacco is irreconcilable with the human right to health.” Danish Institute for Human Rights. Human Rights assessment in Philip Morris International, 4 May 2017. Disponibile all’indirizzo : https://www.humanrights.dk/news/human-rights-assessment-philip-morris-international. Consultato il 5 settembre 2024.

b “The corporate responsibility to respect human rights. (…) Business enterprises should respect human rights. This means that they should avoid infringing on the human rights of others and should address adverse human rights impacts with which they are involved”. Disponibile all’indirizzo : https://www.ohchr.org/sites/default/files/documents/publications/guidingprinciplesbusinesshr_en.pdf, p. 13

c “States must protect against human rights abuse within their territory and/or jurisdiction by third parties, including business enterprises. This requires taking appropriate steps to prevent, investigate, punish and redress such abuse through effective policies, legislation, regulations and adjudication.” Disponibile all’indirizzo : https://www.ohchr.org/sites/default/files/documents/publications/guidingprinciplesbusinesshr_en.pdf, p. 3

d Il Global Compact delle Nazioni Unite è un’iniziativa lanciata nel 2000 dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) per incoraggiare le aziende e le organizzazioni di tutto il mondo ad adottare pratiche commerciali sostenibili e socialmente responsabili.

e “We (…) Recognize the fundamental conflict of interest between the tobacco industry and public health”. Political declaration of the High-level Meeting of the General Assembly on the Prevention and Control of Non-communicable Diseases, Assemblea generale delle Nazioni Unite, A/66/L1, 16 settembre 2011. Disponibile all’indirizzo : https://ncdalliance.org/sites/default/files/UN%20Political%20Declaration%20on%20NCDs.pdf. Consultato il 5 settembre 2024.

f Il pacchetto standardizzato (o plain packaging) è una misura di prevenzione del tabagismo che vieta l’uso di loghi, colori, immagini del marchio o informazioni promozionali sulle confezioni dei prodotti del tabacco, ad eccezione dei nomi dei marchi e dei prodotti visualizzati in un colore e in uno stile di carattere standard.

g Va notato che il tribunale ha ritenuto la richiesta di PMI talmente fallace da ordinare alla società di pagare all’Uruguay 7 milioni di dollari per coprire alcune delle sue spese.

h Il trattato, adottato nel 2003 ed entrato in vigore nel 2005, è diventato uno dei trattati più rapidamente e ampiamente adottati nella storia delle Nazioni Unite, con 183 parti che rappresentano oltre il 90% della popolazione mondiale. Progettato in risposta alla globalizzazione del tabagismo, è basato su prove e riafferma il diritto di tutte le persone a godere del più alto standard di salute possibile.

i Testo originale: “Obligation not to defeat the object and purpose of a treaty prior to its entry into force”.

j Testo originale: “[…] until it shall have made its intention clear not to become a party to the treaty”.

Impressum

Questa sintesi si basa sul rapporto «Human Rights Violations by Tobacco Multinationals in Switzerland and Around the World» scritto da Kelsey Romeo-Stuppy e Laurent Huber (Action on Smoking and Health ASH).

Scritto da :
Michela Canevascini, Hugo Molineaux, Pascal Diethelm (OxySuisse), Laurent Huber (ASH) e Sophie Lonchampt (M&H).

Impaginazione e illustrazioni : Adrien Bertchi
Crediti fotografici : GettyImages, AdobeStock

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