L’industria del tabacco al centro dell’inquinamento ambientale
Intervista con il Professor Jacques Cornuz, direttore di Unisanté, sul greenwashing dell’industria del tabacco.
Perché l’industria del tabacco ricorre al greenwashing?
Prof. Jacques Cornuz (JC): Il greenwashing consiste nel mettere in evidenza attività legate alla tutela dell’ambiente per mascherare realtà che vanno in senso opposto alle sfide climatiche. Oggi molte marche seguono questa tendenza per darsi una buona immagine. Non mi sorprende affatto che anche l’industria del tabacco ne faccia uso. Promuovere un prodotto comprandosi una coscienza a basso costo è una tattica classica dell’industria del tabacco. Quando si tratta di questioni ambientali, l’industria si adatta all’aria che tira. In futuro potrebbe benissimo saltare sul carro del movimento “Me Too” o su quello della promozione dell’inclusività, per esempio.
Cosa pensa della campagna “Lara Green” lanciata lo scorso anno da Swiss Cigarette?
JC: Nulla di nuovo. La campagna Lara Green si inserisce perfettamente nella logica dell’industria del tabacco della presunta riduzione del rischio. Nella storia troviamo molti esempi simili. Dopo la guerra, quando un rapporto americano affermò per la prima volta che il tabacco causava il cancro, inventarono il filtro. Poi arrivarono le sigarette cosiddette “light”, che dovevano essere meno dannose. A un certo punto lanciarono un tabacco “naturale”, che era in realtà altrettanto nocivo degli altri. Una decina d’anni fa, quando entrò in vigore la legge che vietava di fumare nei luoghi pubblici, misero in commercio i posaceneri portatili. Con Lara Green, ancora una volta, la colpa degli effetti nocivi del tabacco viene scaricata sui fumatori. Ancora una volta, si tratta di una campagna che promuove i messaggi dell’industria e prende di mira in particolare i giovani. Non è un caso: la maggior parte dei fumatori inizia prima dei 18–20 anni.
Con queste azioni, l’industria del tabacco nasconde il forte impatto ambientale della sua catena produttiva inquinante, cerca di normalizzare il fumo e di evitare regolamentazioni più restrittive. La soluzione è smettere di fumare, che è ciò che la maggior parte dei fumatori desidera fare.
Possiamo ancora farci ingannare da queste manipolazioni?
JC: No. Il motivo principale per cui si continua a fumare è la dipendenza fisica causata dal tabacco in tutte le sue forme. Inoltre, se l’industria ha ancora un futuro, è perché si oppone a tutte le misure realmente efficaci nella lotta contro il fumo, come l’introduzione del pacchetto neutro, l’uso di slogan e immagini scioccanti sui pacchetti, l’imposizione di una tassazione sufficiente o il divieto di pubblicità ai minori, come abbiamo visto recentemente. Tuttavia, questa industria è destinata a scomparire. All’interno dell’industria del tabacco ci sono sempre meno persone competenti per vendere i prodotti, comunicare e difendere i propri interessi. E poi, diciamolo francamente: fumare è davvero fuori moda.